Paola Lisimberti è una delle docenti che da tempo utilizzano il nostro metodo per appassionare gli studenti alla lettura. Ecco la sua esperienza (ottimi consigli inclusi).
Lettura è…
Una delle caratteristiche principali del social reading è la partecipazione, il sentirsi coinvolti. Un elemento che, nel tuo caso, si sta rivelando sempre più intenso: quanto conta riuscire a coinvolgere gli studenti, nel tuo lavoro, e come ottieni la loro partecipazione?
Risponderò focalizzando su alcuni principi che ritengo fondamentali per condurre in classe esperienze di lettura e scrittura che abbiano significato.
La lettura è emozione. Il coinvolgimento è fondamentale, io faccio del mio meglio, cerco di essere un esempio, un testimone. Io leggo e mi racconto, per esempio racconto la mia prima volta, il mio primo libro: avevo 7 anni e il libro era Piccole donne.
La lettura è ricerca di se stessi. Nei libri ci siamo noi, possiamo cercare noi stessi. Io per esempio con il tempo avrei scoperto che in me convivono tutte e quattro le sorelle March, con le loro manie e i loro sogni.
La lettura è imitazione. A casa mia tutti leggevano e i libri erano ovunque. Quindi, leggere è innanzitutto “contagio”. Per lasciarsi contagiare c’è bisogno di una scossa. Qualche autore era proibito, come Pier Paolo Pasolini o John Updike, ma la marmellata è così buona quando puoi rubarla….e lì ho capito che se proteggi un libro, lo nascondi, lo proibisci, qualcuno poi farà di tutto per leggerlo.
La lettura non si impone. Se leggere un libro diventa una consegna, il fallimento è alle porte. Spesso ho usato un trucco: tirare fuori dalla borsa un mio libro personale, presentarlo, far cadere dei foglietti ingialliti dicendo che risalivano a quando ero più giovane, dire che era molto interessante, leggere qualche passo e concludere dicendo che non lo avrei mai prestato a nessuno. Diversi saggi di Jacques Le Goff son tornati indietro conciati piuttosto male, passando di mano in mano…
Compagni di letture
Da un punto di vista strettamente didattico e pedagogico c’è chi sostiene che una metodologia come questa ridimensioni il prestigio dell’insegnante, il quale riduce la barriera gerarchica tra sé e i propri studenti. Tu che cosa ne pensi?
Bisogna intendersi sul senso di “prestigio” e prima ancora bisogna chiedersi se ha senso parlare di prestigio quando si parla dell’insegnamento. Anche “ridurre la barriera gerarchica” non ha molta attinenza con l’insegnamento: insegnare e apprendere si basano sulla fiducia e sulla relazione. Il prestigio, o come dir si voglia, si guadagna con l’autenticità, non è dovuto da uno status deciso altrove. Come si potrebbe educare lettori senza essere lettori? Credo che il segreto per motivare alla lettura sia nella capacità di seminare un’emozione. E questo non si può fare da un piedistallo, di certo. Bisogna essere abili a far sentire quanta vita ci sia seminata tra le pagine, a scatenare la curiosità di sapere come va a finire la storia, a generare il desiderio della scoperta.
Da compagni di lettura a colleghi
Insieme ai tuoi studenti hai approntato una griglia di valutazione per la partecipazione al progetto su Betwyll dedicato all’Inferno di Dante. Ci racconti come avete lavorato?
Ritengo che il progetto di social reading di TwLetteratura, attraverso l’uso dell’app Betwyll, sia uno strumento didatticamente molto potente per raggiungere l’obiettivo più ambizioso: trasformare i nostri studenti e le nostre studentesse in appassionati lettori e competenti scrittori. La brevitas e il labor limae restano le fredde caratteristiche della poesia dei poetae novi che si apprende dai libri: con Betwyll si possono praticare. Ma la scuola è un sistema complesso, dove contano i risultati, cioè le valutazioni. Spesso noi cerchiamo di coinvolgere la classe anche in questo passaggio difficile e condividiamo con loro le griglie di valutazione. Peccato che siano scritte in “didattichese” e, nonostante i nostri sforzi, non sempre l’obiettivo di farle capire riesca. Perché non coinvolgerli nella elaborazione? D’altronde, si impara facendo.
Quindi, dopo aver presentato loro l’abc della costruzione di una griglia (indicatori, criteri, livelli), li ho invitati, organizzati in gruppi, a costruire una griglia di valutazione per l’esperienza di Betwyll dedicata all’Inferno di Dante. In primo luogo, una fase di branstorming per individuare gli orientamenti; successivamente, armati di vocabolario, li ho invitati a cimentarsi nella costruzione, fornendo loro uno schema. Una studentessa in particolare, Marika (la seconda da destra nella foto, ndr), ha poi completato con precisione il lavoro. Bisogna specificare che si tratta di una griglia sicuramente da rivedere, ma come primo risultato possiamo essere soddisfatti.
E alla fine…il voto
L’esigenza di una valutazione, se non sbaglio, viene prima di tutto dai tuoi studenti: come mai pensi che abbiano sentito questo bisogno?
Devo dire che gli studenti si sono appassionati, d’altronde il tema della valutazione ha sempre molto appeal per loro. Credo che la particolarità del lavoro di scrittura condotto su Betwyll ha fatto nascere la curiosità di capire come si potrebbe valutare trattandosi di una attività non “convenzionale” e che non avevano mai fatto.
Paola Lisimberti
professoressa
Ho il privilegio di insegnare, ormai dal secolo scorso. Uno studente mi ha detto: “Lei sa mettersi in gioco”, non saprei ricordare complimento migliore. Mi piace comunicare e sperimentare con gli studenti, scoprire talenti, ascoltare e risolvere problemi. Ho arricchito la mia professionalità con letture ed esperienze come la progettazione PON FSE e FESR e la formazione degli adulti. Sono stata Digital Champion ed ora sono Animatore Digitale: credo nel cambiamento e la modernità non mi fa paura. Insegno al Liceo Scientifico “Ludovico Pepe” di Ostuni (Brindisi).